Arte e Arti " Viriditas"

“VIRIDITAS” DI OLIMPIA BIASIdi Giorgia B. Soncin // pubblicato il 25 Aprile, 2018"Viriditas", in riferimento alla forza della natura in tutte le sue manifestazioni è il titolo della mostra di Olimpia Biasi (Treviso, 1947) a cura di Virginia Bradel, ospitata, non a caso, dall'Orto Botanico di Padova e promossa dall'Università della città stessa.Fondato nel 1545, e dal 1997 Patrimonio Unesco, l'Hortus Patavinus è "co- protagonista" in un progetto espositivo che restituisce alla Natura il ruolo di soggetto liberandola da quello di oggetto/ veduta/ sfondo.Necessario questo presupposto per addentrarsi nel lavoro dell'artista che, facendo riferimento agli scritti dell'intellettuale, filosofa, botanica e religiosa tedesca Hildegard von Bingen (1098- 1179); chiama in causa la forza della Natura stessa riconducendo ad essa la creatività femminile sia da un punto di vista filosofico e spirituale che manuale.Come sottolinea la curatrice, gli spazi interni ed esterni dell' Hortus dialogano con i lavori in mostra utilizzando un duplice registro linguistico: se da un lato l'espressività dell'informale si manifesta attraverso l'utilizzo di colori che vibrano evocando la Viriditas, dall'altro, la stessa linfa creativa dell'artista diventa trama per supporti impalpabili e leggeri come le garze lavorate attraverso la tessitura e la composizione polimaterica.All'arte tessile si collega, ancora una volta, il tema del femmineo, motivo soggiacente a tutta la mostra se pensiamo alla figura di Ildegarda, alla Natura, intesa come Madre creatrice, e alla Terra.Non solo, femminili sono anche la filosofia e l'ancestrale arte della cura (intesa non solo come medica o erboristica, ma anche come atto di "prendersi cura" e "avere cura"), risalenti ad un periodo in cui le donne avevano un rapporto con la terra viscerale e spirituale. Proprio in questo periodo storico, si delinea con l'emancipazione della conoscenza, la figura di Hildegard von Bingen.Si passa così dagli "Animali di Ildegarda" (2014- 2017), disegni raffiguranti animali come volpi, uccelli, topi, lupi, serpenti; all'uso di colori industriali e tempera- "Ariete mistico" (2014- 2017)- fino al collage e alla tecnica mista come nel lavoro entomologico "Farfalle e Falenidi" del 2017, per arrivare a compilare Erbari e quaderni su tela e su tavola che, pur partendo dalle scienze naturali e botaniche occidentali abbracciano, come in Haiku (2017) anche la filosofia orientale.Gli insetti e le creature selvatiche popolano anche le già citate Garze, insieme a foglie, semi ed elementi "volatili" dell'ecosistema; la "Garza del Serpente", le "Garze degli Insetti" e la "Garza dei Semi e delle Foglie" realizzate tra il 2015 e il 2017 ne sono un esempio.Tra i lavori di Olimpia Biasi, particolare attenzione è dedicata ai Teleri, che in dialogo con l'ambiente e lo spirito del luogo. "L'Aria è un Soffio", "Vasca delle Ninfee", "La Palma di Goethe" e "Rosso Corteccia" del 2016 fanno infatti riferimento a piante, elementi e colori storicamente presenti nell'Orto Botanico della città Veneta. Tra questi la Palma di San Pietro (o Palma di Goethe) di cui l'Hortus Patavinus ospita un antichissimo esemplare; la Ginkgo Biloba, affascinante albero di origine cinese le cui foglie hanno un colore dorato che va oltre qualsiasi palette d'artista e il Platano Orientale, scolpito e scavato nella corteccia dalla forza del fulmine.Così come la Natura elargisce cure anche il lavoro di Olimpia Biasi rappresenta una forma di cura e catarsi spirituale in cui tele, garze e tavole convogliano elementi e forme del "sentire" in una superficie unica.Così come la Terra e i suoi frutti subiscono l'influenza umana e delle sue "cure" restituendo quanto ricevuto, così le opere in mostra restituiscono l'energia dell'artista in tutta Viriditas che Ildegarda attribuiva alla Natura.

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La donna che vive tra le fiabe e le forsizie - Articolo sul Corriere